giovedì 3 maggio 2007

1° Maggio

Avevamo tanti progetti per questa giornata di festa.. il letto.. il mare.. la nulla facenza più totale..
Invece niente.. a Zalala non ci si riesce ad andare.. credo che la mancanza del padre fondatore della congregazione dei “maristi” un poco si senta.. o forse è semplicemente la pigrite che ogni tanto fa la parte del leone… ma non molliamo la presa e prima o poi riusciremo a raggiungere l’oceano e a lasciarci avvolgere dalle sue onde.
Questa settimana è iniziata avendo come titolo “imminente visita del ministro della salute alle due cliniche”.. annuncio dato dal direttore provinciale lunedì scorso alla riunione del comitè TARV. Ci annunciava l’arrivo di Ivo Garrido in Zambezia in occasione del giorno africano della lotta alla malaria (25 di aprile, con celebrazioni a Mocuba) dicendo che il 26 sarebbe stato dedicato alla visita in città avendo come verosimili obiettivi i centri di salute di Coalane e della Sagrada e i due DH. Nessuno si è scomposto più di tanto: Margherita ha da subito detto che la preoccupazione non era la clinica 2 ma il DH della Favesal, più grande e quindi più difficile da tenere in ordine e pulito. Beh contenta lei contenti tutti: gli unici un po’ messi sotto torchio sono stati il buon Mauricio e Gerito che differentemente dal solito hanno anche dovuto occuparsi e preoccuparsi con le ragnatele, e i due della farmacia che hanno dovuto dare una forma agli armadi in cui solitamente le scatole di farmaci generici vengono ammonticchiate le une sulle altre senza forma alcuna.. Alla meno peggio giovedì mattina eravamo pronti, sull’attenti, vigilanti.. sala d’attesa piena.. personale tutto ben vestito e sul posto di lavoro un po’ prima delle 7.. ma tanto per cambiare il buon ministro non è passato.. A forza di questi al lupo al lupo succederà che la volta in cui veramente deciderà di venire ci troverà nella normale confusione delle nostre giornate.. e saranno cavoli amari.. A dire il vero inizio a pensare che non interessi a nessuno mostrare il lavoro che si sta facendo: fintanto che non lo si conosce da vicino si può pontificare e criticare.. quindi meglio restare sul vago e non metterci il naso di persona.. è più facile così credere ai vari sin qui detti e prendere posizioni. Tonela ieri ha risposto alla nostra sorpresa per la mancata visita con un sorriso sornione dicendoci: ma io non avevo dato nessuna conferma. Viste le conseguenze della precedente visita e il malcontento conseguente alla visita all’ospedale mi sono ben guardato stavolta da riportarcelo.. volevo far vedere al ministro delle realtà che funzionano e che potesse elogiare, per questo ci siamo fermati ai due centri di salute.. beh contenti loro contenti tutti.. è veramente fatica stare dietro alla politica quando entra così tanto dentro a quella che è la vita di tutti i giorni… quando detta così potentemente le regole della salute..
Sono almeno tre settimane in cui agli incontri in direzione provinciale del lunedì mattina ne usciamo schiacciati dalla clinica 1.. noi registriamo una media di 15 nuove terapie alla settimana (in maggioranza frutto del lavoro del tecnico Andrè) mentre loro portano numeri ogni volta in aumento… si parla di una cinquantina di nuove accettazioni con una media di 30-35 nuove terapie..risultati che guadagnano il placet e gli applausi della direzione provinciale, estremamente soddisfatta perché grazie a loro si raggiungono e superano gli obiettivi ministeriali della TARV in Zambezia..
A noi non viene ancora detto niente perché sono tutti concentrati (direttore provinciale in prima fila) sul buon tecnico Gregorio, in formazione speciale a Maputo, che al termine del tempo di addestramento farà decollare anche i nostri numeri… lasciamo che credano quello che fa loro bene.. quello che a me personalmente restano sono dei grandissimi punti interrogativi. Perché sembra veramente che quello che contano siano i numeri bruti, e non si riesca o non si voglia farci sopra nessun tipo di ragionamento..
Hanno riportato che nella settimana scorsa sono stati testati 14 bimbi di quelli considerati “a rischio”: sono i figli di genitori siero-positivi nati nel programma PTV del ministero. Di questi 5 sono risultati HIV+. Un’enormità per quello che ne capisco io.. ma nessuno ha battuto ciglio. L’informazione è caduta nel vuoto. Hanno detto che i bimbi sono stati incamminanti al DH, ma solo 3 sono arrivati alla clinica 1. Sembra che quello che conta è che i testati positivi raggiungano il DH: non ci si chiede il perché in più del 35% dei bimbi il programma di prevenzione abbia fallito. Quello che io so è che i numeri in me hanno immediatamente suscitato il desiderio di conoscere chi fossero quei 5, per capire se e dove avevamo fallito noi. Non riesco a rassegnarmi di come, dovendo massificare tutto, si stia perdendo di vista la persona e il desiderio di fare il tutto possibile per quella persona.
Non ci sono mai problemi circa le medicine, ufficialmente.. ma il mese scorso non abbiamo ricevuto la quota di ARV che ci spettava: sembra che sia stato solo SE escluso dalla distribuzione, sia qui in Zambezia che a Maputo.. perché avanzata la rimostranza la dottoressa responsabile del deposito provinciale della farmacia ha detto che la quota di ARVs per i distretti è arrivata.. quello che io so è che noi siamo con l’acqua alla gola.. con farmaci in scadenza, altri dati con il contagocce dalle scorte del deposito per evitare che ne restiamo senza.. è un delicato gioco di incastri in cui basta una svista o una disattenzione per far crollare il sistema.. e ci vorrebbe un gioco di squadra che in certi momenti fa una gran fatica a girare..
Sono cambiate tante cose rispetto all’ormai lontanissimo 2004.. ed è vero che noi non abbiamo fatto dei grandissimi passi in avanti perché è da mesi che i nostri malati in terapia si mantengono intorno ai 700-750.. ma è un bacino d’utenza che conosciamo uno ad uno.. di cui si sanno non solo il nome e il cognome.. ma con un volto noto e con una storia per lo meno a grandi tratti conosciuta. È difficile cambiare stile e cambiare approccio.. per me è uno sforzo veramente molto grande a cui non so se riuscirò a fare fronte. La gente che accompagniamo non è un numero, non è un codice. Sono persone veramente che dicono qualcosa.. e non solo a me.. dall’accettazione alla farmacia c’è questo stile di familiarità e di vicinanza che sarà difficile mantenere con numeri più alti e che si è già visto incompatibile con le nuove esigenze del ministero… ma ormai non ci sono dubbi.. la strada del futuro è già stata tracciata e non si può continuare a pensare nostalgicamente al passato senza riuscire a fare un passo oltre…
Oggi nell’omelia della messa per il primo maggio pe Enzo accennava all’importanza del cambiamento come tappa nell’evoluzione, nel progresso del singolo e della storia… la gente di Nazareth si scandalizza di Gesù… non lo riesce a cogliere e ad accogliere come il messia.. resta ferma al figlio del carpentiere e non riesce a sentire la profezia del suo essere il Dio che porta la buona notizia, il Signore della storia venuto a condividere la terra per immetterci dentro il cielo e la promessa di bene vero e pieno.. si scandalizza e non lo ascolta, non riesce a vederlo nuovo..
Quante volte anche noi, anche io, non sono capace di vedere il nuovo.. non sono capace di accogliere la profezia che si veste di quotidiano..
È così più facile piangere i tempi che non sono più piuttosto che prendere a braccetto quello che è diventato il quotidiano accogliendone gli elementi di novità e cercando di immetterci dentro lo spirito portante che ha costruito il passato..
Per quanto ci si ritenga uomini e donne della modernità è difficile accogliere la storia che cambia e che porta dove non si era immaginato di arrivare..
Per me è estremamente difficile, giorno dopo giorno, prendere atto delle relazioni che cambiano.. delle distanze che reciprocamente vengono prese… del fatto che il ruolo porti ad essere soli e poco capiti, poco “amici” della maggior parte delle persone con cui si ha a che fare nel quotidiano..
È fatica prendere atto della realtà: che ci si era detti di essere disponibili, vicini, solidali e ci si ritrova invece il più delle volte a non riuscire a fare altro che una consulta, una ricetta… nascondendosi dietro una facile risposta ad un problema immenso di cui a male pena si riescono ad intravedere i connotati…
Quante volte i nostri malati presentano problemi che vanno ben oltre a quello della salute..ma la facile risposta che si ripete a ritornello è un elegante lavaggio di mani.. perché non sono assunti pertinenti al luogo sanitario.. e ci si mette in pace la coscienza rimandando il problema ad altri.. a pe Gabriele e al centro di ascolto.. all’acçao social… bello smacco a chi sognava, un giorno, la presa in carico integrale del malato…
Sabato scorso sono stata chiamata a partecipare ad un meeting nel quale veniva presentato il nuovo ritrovato del ministero: un integratore alimentare, ultimo prodotto lanciato dagli Stati Uniti, come efficace soluzione ai problemi della malnutrizione dei bambini, di qualsiasi natura sia, sia quella determinata e aggravata dall’HIV, sia quella semplicemente legata alla povertà o a altre malattie croniche dell’infanzia… interessante ritrovarsi in tanti a parlare di una barretta energetica data come terapia, solo a bimbi con condizioni familiari in grado di assicurarne la corretta assunzione.. si è parlato dei criteri da usare per ammettere un bimbo nel programma, delle verifiche da fare circa la corretta assunzione, di come e quando si possa ritenere concluso il percorso di supplementazione energetica.. tutte cose molto interessanti che mi hanno fatto pensare molto..
Nella nostra somministrazione del pacco alimentare non siamo mai stati in grado di far uscire nessuno dal programma… in 4 anni di storia non siamo mai riusciti a definire dei criteri tali per i quali si possa dire che un qualcuno ha raggiunto l’obiettivo prefissato e quindi STOP.. adesso può camminare con le sue gambe.. Abbiamo sempre vissuto e considerato il pacco alimentare a ponte tra la terapia e il sostegno socio-assistenziale che veniva incontro non solo a bisogni medici, ma anche di povertà e di condizioni sociali precarie.. Tutti sappiamo che questo non è fattibile in eterno, dato il lievitare dei numeri dei pazienti in terapia e l’aumento esorbitante del prezzo dei prodotti.. ma non è facile fare i conti con il problema.. l’inghippo è che conosciamo troppo da vicino i nostri malati e personalmente non riesco a fare il pungo duro con nessuno. È certo che comunque il nuovo aiuta a rivedere le posizioni già consolidate, e l’arrivo del PLUY NUT sarà sicuramente uno stimolo per ricentrare il sostegno nutrizionale più sul versante della terapia che non sul quello della carità.. ma magari potesse essere possibile non perdere anche questa valenza…
Più si vive in questo mondo più si constata quanto piccolo e poco sia il nostro intervento.. quanto grandi siano i bisogni della gente.. che non è più un volto sconosciuto ma è una storia e una vita a noi vicina.. non è gente, è prossimo.. sono fratelli e sorelle.. Diventa ogni giorno più difficile e faticoso ascoltare le domande e i bisogni e non avere niente da dire e niente da dare.. ci si rifugia nel limite, nel ruolo, nell’impossibilità di fare qualcosa ad uno perché poi tutti lo chiederebbero e ne avrebbero uguale diritto.. ma è fatica…
Non so.. so solo che capisco quelli di Nazareth, perché è più facile rifugiarsi nel sin qui detto, visto e vissuto che non osare il nuovo, che non credere che quello che bussa alla porta non è necessariamente negativo e peggiorativo..
Vi chiedo un ricordo e una preghiera.. per riuscire ad accompagnare i tempi che cambiano e le esigenze che si modificano.. per riuscire ad integrare nello stesso spirito e in uno stile che si conferma e che non vuole cedere a nessuno sconto sulla qualità e sulla vicinanza di presenza il nuovo che ci viene chiesto, le nuove persone con cui siamo chiamati a collaborare, le nuove realtà con cui non possiamo non fare i conti..
La fatica di accompagnare la vita che cambia non è maggiore da questa parte del mondo.. ma in certi momenti qua si sente più forte la mancanza di quel retroterra di presenze care e solidali che fanno lo zoccolo duro capace di sostenere, che sa fare la parte del piedistallo che tiene in piedi.. con fermezza.. lasciando che il drappo che sventola sopra possa seguire divertito le correnti del vento…
Per non restare scandalizzati ci vuole un cuore nuovo.. ed è importante riuscire a comunicarselo… Che possiamo contagiarci in questo bisogno di novità del cuore.. di novità degli occhi.. di novità della vita.. perché possiamo restare fecondi, ascoltanti e accoglienti



la vita che ci si dipana innanzi e ci chiede partecipazione, condivisione, comunione.. in modi che non avevamo previsti.. ma che sono il nostro quotidiano oggi.
Un saluto a tutti.Lu

situazione DH Quelimane

Carissimi,

un doveroso aggiornamento dopo le ultime vicende riguardanti la realtà del DH di Quelimane.

Dopo le nostre richieste di nuovo personale, non ascoltate dalla precedente Direttrice Provinciale della Sanità della Zambezia, eravamo giunti a scrivere che per noi era insostenibile la continua domanda di accogliere nuovi malati non avendo risorse economiche e umane adeguate.
Il Ministro aveva risposto pubblicamente che potevamo andarcene e che il nostro DH sarebbe stato chiuso.

Nel corso della settimana Santa abbiamo riavviato i colloqui con la nuova Direzione Provinciale della Sanità e con il Ministro della Sanità.

Fin dai primi incontri si è notata una disponibilità al dialogo con il nuovo Direttore Provinciale della Sanità della Zambezia, dott. Tonela.
Senza dilungarmi sulle varie discussioni e trattative, a cui hanno partecipato anche p. Aldo, Lucia e Monica, vi comunico le conclusioni a cui siamo giunti dopo avere scritto una lettera di intenti al Ministro, sottoscritta anche dal nuovo Direttore Provinciale:

1. La Clinica 2 (come si chiama ufficialmente il nostro DH) non chiude.
2. La DPSZ (la Sanità della Zambezia per intenderci) si impegna a fornire alla PMO nuovo personale. Il primo di questi sarà un tecnico di medicina che lavorerà nella Clinica 2. Questo tecnico affiancherà Lucia nel lavoro di accompagnamento dei nostri malati e per riaprire la possibilità di accoglierne di nuovi. Lo stesso tecnico, che è arrivato lunedì scorso, ha iniziato un mese di formazione che vivrà in parte nel DH con Lucia e in parte a Maputo con Sant’Egidio.
3. Stiamo discutendo su quanti nuovi sarà possibile accogliere.
4. Stiamo richiedendo anche l’appoggio di un altro infermiere e di un farmacista.
5. Saranno da rivedere gli spazi oramai insufficienti: a tal fine sarà da verificare la possibilità di prendere parte dell’Elat lasciato libero dall’Ospedale e attiguo al nostro DH.
6. A breve il nostro laboratorio e quello della Clinica 1 saranno centralizzati nell’Ospedale Provinciale di Quelimane. Spero che questa scelta potrà favorire la qualità e la quantità del lavoro non dovendo i laboratoristi spostarsi da una parte all’altra della città. Anche il controllo da parte dei responsabili del laboratorio sarà facilitato.
7. Penso che le relazioni con la Nuova Direzione Provinciale siano ripartire con una rinnovata volontà di capirsi. Speriamo di potere continuare pur sapendo che di problemi ne emergeranno altri.

Dopo le notizie negative degli ultimi tempi mi sembrava utile ed importante informare tutti voi riguardo agli ultimi avvenimenti.

Un caro saluto
p. Giovanni Nicoli scj